Come superare una rottura e riprendere ad amare, prima di tutto, noi stessi
Accade a quasi tutti noi, almeno una volta nella vita, di dover imparare a sopravvivere alla fine di una storia d’amore, che speravamo durasse per sempre.
Una rottura comporta una separazione; a volte arriva come fulmine a ciel sereno, oppure preannunciata da segnali che abbiamo cercato in ogni modo di non vedere.
Il dolore della separazione
Non bisogna raccontarsi inutili bugie: se una storia non funziona trascinarla serve solo ad allungare una sofferenza che, prima o poi, saremo inevitabilmente costretti ad affrontare.
L’intensità del dolore, varia da persona a persona e chiaramente anche in base alla situazione, a quanto si è investito in termini di sentimenti, a quanto ci si è dati per l’altro.
In qualsiasi ruolo ci si trovi, di chi ha lasciato e di chi è stato lasciato, se alla base è esistito un sincero affetto, irrompe inevitabilmente una sofferenza dovuta alla separazione imminente.
È molto comune, infatti, che dopo la rottura non si riesca immediatamente a troncare i rapporti ed è a tratti impossibile resistere alla tentazione di rivedere colui, o colei, che ormai dobbiamo lasciar andare per la propria strada.
Accettare il dolore per vincerlo
La prima cosa da fare per poter ritrovare la forza di ricostruire la nostra vita, nonostante la mancanza imponente che sentiamo, consiste nel metterci di fronte alla realtà ed accettare che una separazione da una persona, che abbiamo amato, comporta sempre una sofferenza.
Il dolore ci appare, per certi versi, simile a quello che si prova quando si affronta un lutto.
È risaputo che cercare di soffocare il dolore, di nasconderlo sotto il tappeto giocando a fingere che non esista, è assolutamente controproducente.
Il nostro corpo e la nostra mente si trovano a dover gestire un dolore che, in qualche modo, deve fuoriuscire e se ci rifiutiamo di accettarlo ci ritroveremo a risentirne anche fisicamente.
Quanti di noi dopo una rottura si sono trovati costretti a sopportare problemi fisici come nausea, inappetenza, debolezza ecc…
L’unico modo che abbiamo di mettere a tacere il dolore è lasciare che ci attraversi, imparare a conviverci per poi osservarlo sfumare via.
Si sa che per sconfiggere il nemico è necessario affrontarlo.
Non farsi ingannare dalla memoria
Negare ciò che è accaduto serve solo a proiettarci ossessivamente in un passato che invece dobbiamo darci la forza di lasciare andare.
Inoltre, è opportuno tenere a mente che la nostra memoria, in questi momenti di debolezza, giocherà sempre a nostro sfavore.
Infatti ci ritroveremo a ricordare tutti gli istanti più belli che abbiamo trascorso durante la nostra storia, i sentimenti che abbiamo provato che più ci hanno fatto sentire vivi, le attenzioni che abbiamo ricevuto e tutto ciò che è stato piacevole condividere.
Tutti ricordi che non fanno altro che ingannarci poiché ci costringono a mettere momentaneamente da parte, nel momento in cui più ci servirebbe tenerli bene a mente, tutti i motivi che ci hanno fatto pensare che “quella persona” ormai ci fa più male che bene.
Attimi felici da ricordare ci sono certamente stati, ma la nostra storia se è finita non può essere stata solo sorrisi e spensieratezza.
Ricostruirsi
È necessario tenere a mente che la felicità si può ricostruire anche con un’altra persona.
Le lacrime che abbiamo versato e le ferite che ci portiamo dentro invece non sono recuperabili, possiamo soltanto dedicare il nostro tempo a far sì che guariscano e a riprendere a sorridere come non facciamo da tempo. Dopo aver dato il giusto spazio al nostro dolore, occorre iniziare ad occuparci seriamente di noi stessi.
Quante cose abbiamo sempre amato fare e da tempo purtroppo abbiamo abbandonato?
Dedichiamoci del tempo e facciamo tutto ciò che ci fa star bene. Riprendiamo quelle abitudini che abbiamo trascurato, ma che ci regalavano attimi di spensieratezza preziosa.
Leggere, uscire con gli amici, prenderci cura del nostro corpo, dipingere, fare shopping, scrivere ecc…
Riacquistiamo i nostri spazi e ritorniamo ad amare noi stessi, perdonandoci anche per tutti gli errori che pensiamo di aver commesso o che, forse, abbiamo fatto davvero.
Rimuginare costantemente su ciò che sarebbe potuto essere, su quello che avremmo dovuto fare, o non fare, è del tutto inutile oltre ad essere una pratica masochista.
La nostra vita deve andare avanti e dobbiamo coltivare la gioia di ricostruirla, nel modo in cui più ci piace. Con la voglia di metterci in gioco e di riscoprirci.
Amarsi per poter, successivamente, amare
Inoltre, possiamo far tesoro di tutte quelle consapevolezze derivate dall’esperienza che abbiamo vissuto, che resta comunque un pezzo importante della nostra vita.
Possiamo ammettere che ora siamo più certi di ciò che vogliamo, e soprattutto, di ciò che non vogliamo più.
Quante storie sono finite.
Quante persone hanno ricominciato a sorridere.
Soprattutto quanti uomini e donne, nonostante le ferite del passato e pur non credendolo più possibile, si sono innamorati di nuovo con lo stesso entusiasmo.
Dopo la fine di una storia può anche accadere di crescere e di ritrovarsi tempo dopo. Così come ci si può odiare o, casi rari, si può ritornare amici perché l’affetto può anche non finire mai.
Comunque vada resta fondamentale che la prima persona da amare è quella che vediamo grazie al riflesso dello specchio.
La persona che più conosciamo e dobbiamo imparare a conoscere e accettare. La persona che abbiamo visto piangere, ridere, soffrire, cadere e rialzarsi. Quella a cui solo noi abbiamo il potere di donare una vita che valga la pena di essere vissuta, gioia e dolori compresi.
D’altronde, è possibile amare un’altra persona senza, prima di tutto, amarsi?
ambasciator.it
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STEFANO POPOLO
CEO & Founder
Classe 1993, fondatore di Ambasciator e giornalista pubblicista.
Ho pensato al nome Ambasciator per raccontare fedelmente la storia delle persone, come strumento e mezzo di comunicazione senza schieramenti. Ambasciator, non porta penna.