I Giochi della XXXII Olimpiade giungono al termine e non mancano i momenti che si iscrivono di diritto nella memoria storica degli sportivi
Tokyo 2020 è stato il nome brandizzato e mediatico, nonostante questi Giochi Olimpici si siano svolti nel 2021. Il Giappone ospita la trentaduesima Olimpiade vincendo sulla candidatura dell’anatolica Istanbul. Sono 205 i comitati olimpici nazionali che vi partecipano, impegnati in 33 sport, divisi in 50 discipline per un totale di 339 eventi. Un bel po’ di roba, insomma. Ma Tokyo 2020, oltre ad una mole impressionante di eventi, ha già di suo garantito una sorta di unicità “ontologica”, fin dai suoi primi passi. E diamoci un’occhiata.
La cerimonia di apertura
Il braciere di Tokyo 2020 è al centro dell’avveniristico Stadio Olimpico di Tokyo. Duecentoquattro delle duecentocinque delegazioni olimpiche rendono omaggio alla virtuosistica scenografia proposta dai giapponesi, mentre sfila la delegazione greca. Fin qui, tutto normale. Anche gli sguardi meno attenti si renderebbero conto che, però, sugli spalti non c’è nessuno. Il fatto stesso che non ci sia nessuno oltre agli atleti delle delegazioni, già rende questa cerimonia tristemente unica. Ci si guarda intorno e sembra che la regia olimpica l’abbia imbracciata Paolo Sorrentino, riproponendo una versione orientale di The Young Pope. Ma Naomi Osaka alimenta il braciere olimpico e, come nella tradizione dei poemi epici, l’antica fiamma riaccende le passioni: che inizi lo show!
La via Dell’Aquila
E’ il 24 Luglio e arriva la prima medaglia d’oro: nel taekwondo, categoria dei 58kg. Quella finale mi ha fatto pensare ad un parallelismo con il calcio e a quella riflessione di Henry Kissinger che, rivolgendosi agli americani, disse:
“Voi pensate che gli italiani siano dei gaudenti estroversi, amanti del bello e dell’effimero, ma è nel calcio che si vede come sono veramente: gente tosta, sparagnina, che non concede nulla alle apparenze e dà il suo meglio quando è in difficoltà“.
Ed è cosi che è arrivata la vittoria di Vito: in rimonta, in difficoltà, come da gente tosta. E ha portato a casa il primo oro rappresentando un po’ tutti. Anche se, un po’ tutti, fanno fatica a pronunciare correttamente “taekwondo”. Ma va bene così, no?
La primavera delle donne italiane
Borghini, Giuffrida, Bacosi, Centracchio, Bordignon, Cesarini-Rodini, Banti-Tita, Boari, Ferrari, Quadarella, Testa, Bottaro, Palmisano, il fioretto e la scherma a squadre. Tante, davvero tante medaglie: 9 di bronzo, 3 di argento e 3 d’oro. Le nostre italiane hanno tenuto alto l’orgoglio del tricolore nel medagliere. Alcune medaglie storiche, come nella boxe femminile grazie al bronzo di Imma Testa o nel tiro con l’arco grazie a Lucilla Boari. Ma anche nel judo con Odette Giuffrida e Matia Centracchio: ecco, diciamo che non vorrei vedermele contro incazzate come delle iene. Le donne fioriscono nello sport, e danno il più bel segnale di emancipazione. Meravigliose.
Il tizio che lavora a maglia, Tom Daley
La fauna sportiva da stadio è molto variegata; nella mia esperienza ossessiva da sportivo, tradottasi in un tifo malato per una certa squadra di calcio, mi è capitato di imbattermi in molti esemplari. Mi è capitato di incontrare un compagno di tifo celatosi per 90′ in un’apoteosi di tifosi avversari; una volta ho conosciuto un particolare esemplare mezzo uomo e mezzo ciminiera, vista la quantità di sigarette in grado di fumare; ma no, non mi è mai capitato di incontrare un campione olimpico sugli spalti, tantomeno un tizio che lavora a maglia durante una finale. Tom Daley è un essere speciale, e noi dobbiamo avere cura di lui.
Laurel Hubbard, la prima atleta transgender
Io non so cosa possa significare per una persona transgender vedersi rappresentati in un’Olimpiade. Immagino possa tirare un sospiro di sollievo, ed è quantomeno calzante che la neozelandese Laurel sia proprio una pesista. Quello che so è che una notizia del genere dovrebbe essere una meravigliosa notizia, e non un caso. Qualcuno, in Italia, proprio non ce la fa a nascondere la propria idiozia. Ci propinano opinioni plasmate dai peggio cliché, come il “nero di fatica” o la “trans avvantaggiata”. A riprova della stupidità di fondo in un’opinione del genere, c’è la non entusiasmante avventura di Laurel, subito eliminata in finale. Ma la partecipazione di Hubbard è una pietra angolare nella storia sociale dell’uomo, ed è successo tutto a Tokyo 2020.
A scuola di resilienza da Gimbo Tamberi e Greg Paltrinieri
Gimbo ha deciso di staccare un biglietto aereo con partenza nello Stadio Olimpico di Tokyo 2020 e destinazione “verso il cielo”. E, dopo che il suo tendine di Achille aveva deciso di staccarsi, con tutte le complicanze di un infortunio fisicamente e psicologicamente provante, Gimbo si è ripreso e porta a casa un oro. Discorso diverso per Gregorio Paltrinieri; vince un argento negli 800 stile libero e un bronzo nel nuoto di fondo 10 km. E l’ha fatto con la mononucleosi. Ora, ricordiamocene quando per una leggera febbricola siamo lì, mezzi ammaccati, che cerchiamo il cellulare per elencare le ultime volontà.
Le 48 pedalate del potere: Oro nel ciclismo Inseguimento a squadre, 4000 m
Al velodromo di Izu, quattro caschi azzurri, che pedalano su quattro biciclette azzurre, hanno frantumato il record mondiale di inseguimento a squadre (con il tempo di 3’42″032!) e si sono resi imprendibili per gli avversari: parliamo di Simone Consonni, Filippo Ganna, Francesco Lamon e Jonathan Milan.
Ne ho visti di più lenti.
Tipo me.
Stano ma vero: l’oro nella marcia
Massimo Stano, pugliese di Grummo Appula, trionfa nella 20km di marcia. Mi ha sempre incuriosito l’ancheggiare della specialità, perché all’interesse che suscita per la sua naturale natura agonistica, si unisce questo modo “buffo” (“buffo? mi trovi buffo?” cit.) di muoversi. E, per via di una profonda simpatia che nutro verso l’accento pugliese, non avrei potuto chiedere di meglio in questo sport: uno stoico e buffo pugliese baffuto che trionfa in un coriaceo e buffo sport.
Tutta tua, Massimo. Stano ma vero!
Corri Marcell, corri
Robert Zemeckis incontra Marcell Jacobs e rigira la famosa scena di Forrest Gump: corri Marcell, corri.
Le due medaglie d’oro, nei 100 metri piani in solitaria e quello in staffetta nel 4×100 insieme a Filippo Tortu, Lorenzo Patta ed Eseosa Desal, segnano il risultato più imponente della storia dell’atletica italiana. Un risultato pazzesco, che solo i meno attenti non attribuiranno alla pandemia 2019-2020. L’effetto domino è lampante: la pandemia, il lockdown, la conseguente fioritura di runner panzoni per uscire di casa e le medaglie d’oro di Tokyo 2020, sono tutti fatti ovviamente legati tra loro.
L’Italia fa 40 e gli italiani contano le ore di sonno
Con il bronzo ricevuto dalle abbacinanti farfalle nella ginnastica ritmica, l’Italia fa 40. Le emittenti televisive raccolgono un importante share e gli italiani incollati al televisore, anche nella notte profonda, faranno i conti con le ore di sonno perse. Ma ne è valsa la pena. L’Italteam scrive un nuovo record nel medagliere olimpico, superando quello di Roma 1960.
Un lungo, emozionante e meraviglioso viaggio nella terra del Sol Levante; un’edizione olimpica che si consegna alla storia e che rimarrà a lungo nell’immaginario pop italiano e non. L’unica domanda che mi viene da fare, ora, è: “E mo’ che faccio?”