Il Gruppo Mec Dab restaurerà la Tomba di Agrippina. Un luogo di grande importanza archeologica
Per conoscere le vicende concernenti la vita e la morte di Giulia Agrippina Augusta, anche conosciuta come Agrippina Minore, dobbiamo rifarci, principalmente, agli Annales dello storico latino Publio Cornelio Tacito.
Agrippina tra Claudio e Nerone
Grazie a questo affresco – del primo periodo imperiale romano – possiamo comprendere il grande ascendente che ebbe Agrippina durante i regni di Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico e Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico.
Del primo fu la moglie (la quarta in ordine cronologico dal 49 54 d.C.), del secondo la madre.
Un potere che terminò, in maniera tragica, nel marzo del 59 d.C. in Campania; più precisamente a Baia.
Un primo tentativo di assassinio
Nerone voleva la morte della madre perché temeva che quest’ultima volesse scalzarlo dal potere, con l’ausilio di Gaio Rubellio Plauto, un membro secondario della Dinastia Giulio-Claudia.
Al ritorno da una festa organizzata da Nerone, Agrippina si ritrovò con la nave – che la stava riportando ad Anzio -affondata.
Una sua schiava, Acerronia Pollia, si finse lei per essere tratta in salvo dai marinai, giunti sul luogo del naufragio.
Gli stessi marinai, però, avevano ricevuto l’ordine di uccidere Agrippina e così – ignari dell’espediente – uccisero la schiava a colpi di remi.
La morte e la veloce sepoltura
Agrippina Minore avendo assistito alla scena, protetta dalla notte, preferì tornare nuotando, verso la non lontana riva e sebbene ferita.
Alcuni pescatori la salvarono, trasportandola in una villa nelle vicinanze del Lago Lucrino.
La madre, non potendo credere che il figlio la temesse a tal punto da volerla morta, inviò una lettera per avvisarlo dell’accaduto.
Quest’ultimo aveva deciso di arrivare sino in fondo, probabilmente sobillato da Lucio Anneo Seneca e Sesto Afranio Burro.
Due sicari, chiamati Obarito e Erculeio, furono inviati a chiudere i conti definitivamente, con l’ingombrante madre.
Secondo quanto riportato da Tacito, Agrippina venne uccisa a colpi di mazza, dopo aver pronunciato la drammatica frase “Colpisci il ventre!”: in latino “Ventrem feri”.
La madre dell’imperatore fu uccisa a Baia, frazione di Bacoli (Na) e seppellita alla chetichella proprio in loco (l’antica Bauli).
Il luogo di sepoltura, secondo una lunga tradizione popolare, è stato rintracciato nel posto attualmente conosciuto come Tomba di Agrippina.
Un odeion al posto della Tomba di Agrippina
In realtà, quest’ultima rappresenta una parte dei resti di una villa romana marittima. Esattamente, è un odeion (una costruzione destinata a realizzare rappresentazioni teatrali) realizzato tra la fine del I Secolo e gli inizi del II Secolo d.C.
Si affaccia sulla Marina Grande di Bacoli e a causa dei frequenti bradisismi si è trasformato in un Ninfeo, una struttura nella quale si trovavano vasche e piante acquatiche.
I resti ai giorni nostri?
Il recupero dell’antica villa romana lo dobbiamo all’archeologo Amedeo Maiuri che riportò alla luce il monumento nel 1941.
A quell’epoca i ruderi erano parzialmente coperti da terreno e dall’insabbiamento provocato dal bradisismo.
Del teatro-ninfeo, ad oggi, sono visibili tre corridoi semicircolari, due superiori posizionati alla stessa altezza ed uno inferiore ad un metro e mezzo al di sotto del livello dell’attuale arenile.
Purtroppo, da venti anni non è possibile visitare il sito, parte integrante del Parco Archeologico dei Campi Flegrei: una situazione che cambierà grazie ad un mecenate dei tempi moderni.
I lavori di restauro
Sarà il Gruppo Mec Dab, con sede a Frattamaggiore, ad occuparsi dell’intervento di riqualificazione e valorizzazione della Tomba di Agrippina.
I proprietari della società, i fratelli Del Prete (Antonio, Benito, Carmela e Rocco), hanno deciso che il monumento era da troppo tempo chiuso e pertanto bisognava fare qualcosa.
In particolare, è stato Antonio Del Prete ad interfacciarsi con il Sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, e con il Direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano.
Grazie a questa sinergia è stato possibile arrivare a concepire un progetto, realizzabile in tempi brevi.
Un’iniziativa di grande importanza, per ricominciare a parlare concretamente, in Campania, di investimenti in ambito culturale.