L’11 ottobre 1960, con la messa in onda di Tribuna Elettorale, la politica entrava nelle case degli italiani mostrando il volto, oltre che la voce, dei suoi rappresentanti
Esattamente 61 anni fa la politica faceva un ulteriore ed importante passo per avvicinarsi alla società civile.
L’11 ottobre 1960 in casa Rai arriva il neonato Tribuna elettorale, primo programma della tv italiana in cui rappresentanti di vari partiti ebbero la possibilità di avere un proprio spazio d’intervento.
Da molti punti di vista, il nuovo palinsesto costituirà un punto di svolta per la democrazia. La politica usciva dalle sue stanze per avventurarsi in un mondo che, grazie alla televisione, stava rapidamente cambiando.
La nascita di Tribuna elettorale
Dopo l’11 ottobre 1960 la politica non sarà più la stessa. La prima puntata di Tribuna elettorale fu molto più che un programma televisivo: costituì un vero e proprio spartiacque.
Galeotte furono le elezioni amministrative previste per il novembre successivo, che crearono un clima adatto per il lancio della trasmissione.
Al timone di quella nave in partenza alle ore 21:00 dal porto della prima rete Rai vi era Gianni Granzotto, giornalista già all’epoca affermato. Granzotto, così come altri dopo di lui, ebbe il ruolo di moderatore neutrale.
Le tempistiche della serata erano ben scandite: una manciata di minuti dedicata ai discorsi dei politici invitati, un limitato spazio per le domande dei giornalisti e un altrettanto limitato spazio per le risposte.
La formula, però, sembrava funzionare. Il format riscosse un grande successo, al punto da essere adottato, l’anno successivo, anche dal nuovo arrivato Tribuna politica.
Per la politica iniziava così una nuova era, di cui presto si sarebbe innamorata. Se nelle intenzioni del suo creatore Tribuna elettorale doveva assicurare la diffusione di varie ideologie in maniera imparziale, nella realtà fece molto più di questo. Cambiò totalmente le regole del gioco.
In un certo senso, quell’11 ottobre ebbe inizio il processo che avrebbe portato poi alla personalizzazione della politica e alla fine della cosiddetta Prima Repubblica. Al centro della vita istituzionale non vi saranno più i partiti, ma i loro rappresentanti. A contare, più che il sentimento d’appartenenza, le idee condivise, saranno sempre più le caratteristiche personali del leader.
Quella sera, sette milioni di persone restarono incollate allo schermo. In qualche modo, poterono intuire il futuro del paese.
Ieri e oggi: dal dibattito televisivo al selfie
Sicuramente, Tribuna elettorale anticipò le tendenze future. O, più probabilmente, vi diede inizio.
Per molti versi, in quegli anni la televisione era ormai parte della vita quotidiana. In particolare, della vita sociale più che privata.
La televisione riuniva, quasi come fosse un fuoco tribale. Coloro che furono giovani nella seconda metà del Novecento ricorderanno sicuramente le sere passate a casa del conoscente o del parente di turno, fortunato proprietario di una televisione. Un tale lusso non poteva essere (ancora) nelle case di tutti. Chi poteva permetterselo, nella maggior parte dei casi, non esitava a condividerlo, dando vita a forme di aggregazione inedite e antiche al tempo stesso. Non c’è sessantenne oggi che non ricordi trasmissioni iconiche come Carosello o Dallas.
La televisione ha creato nuovi bisogni, perfino in politica. Il bisogno di vedere il volto del leader, il bisogno di affidarsi ad una personalità carismatica, oltre che agli ideali.
Nel corso del tempo, questo bisogno è cresciuto in maniera direttamente proporzionale all’evoluzione della tecnologia.
In principio era il discorso radiofonico, poi fu il dibattito televisivo. Poi fu il selfie.
Oggi più di allora, la politica è un fatto personale. È cercare un rapporto con il leader più convincente, una similitudine con la propria quotidianità. E la classe politica non può che sfruttare a proprio vantaggio questo desiderio, avendo cura di appagarlo quando e come necessario.
Siamo così bombardati dai più vari esempi di foto e didascalie che hanno come unico scopo la trasmissione di un messaggio ben preciso: è giusto appoggiare delle idee quando a proporle è qualcuno che ci entusiasma.
Insomma, in 61 anni la politica ne ha fatta di strada, aggrappandosi però saldamente ai principi scoperti dopo quel fortunato 11 ottobre. Da Tribuna elettorale ieri ai social oggi. E domani, cosa ci aspetterà?