Trump: È super-ban! Zuckerberg lo blocca

Ban multipiattaforma per Trump

Facebook, Instagram ed anche Twitter. Donald Trump si è beccato un ban totale, alla stregua di un adolescente che viola le regole di un forum per videogiochi. Bizzarro, ma a quanto pare il 45esimo presidente degli Stati Uniti D’America. Ancora per pochissimo, fortunatamente.

Echo-chamber

Risulta fondamentale, per comprendere a fondo la necessità di questo intervento, cosa sia la camera dell’eco.

L’echo-chamber, è in sostanza una descrizione metaforica di una situazione in cui le informazioni, le idee o le credenze risultano amplificate o rafforzate dalla comunicazione e dalla ripetizione all’interno di un sistema definito.

All’interno di questa camera d’eco figurata, le fonti ufficiali spesso non sono più messe in discussione e le visioni diverse o concorrenti sono censurate.

Il fenomeno è particolarmente evidente nel caso dei social media. In partico dell’uso che ne fanno politici, istituzioni e altre organizzazioni con il fine di far circolare i propri messaggi a discapito degli altri, comprese le bufale di vario genere.

Il meccanismo si amplifica soprattutto quando, grazie al fenomeno della condivisione, la cerchia di amici e conoscenti di un soggetto, come spesso accade, veicola idee e pensieri simili.

Risulta lampante come tutto questo meccanismo appena descritto, sia protagonista diretto della politica del tycoon e, purtroppo, di tanti altri attori politici dei nostri tempi.

L’assalto a Capitol Hill e la decisione di Zuckerberg per il ban di Trump

La responsabilità di Trump in merito all’assalto di Capitol Hill, sono enormi.

La politica del “Wall of Lies” ha contribuito ad innalzare un muro definitivo tra la sua figura e quella del mondo social.

“Gli eventi scioccanti delle ultime 24 ore dimostrano chiaramente che il presidente Donald Trump intende utilizzare il tempo che gli rimane in carica per minare la transizione pacifica e legittima del potere al suo successore eletto, Joe Biden”

Mark Zuckerberg


Facebook in un primo momento aveva deciso la sospensione per 24 ore, ma nel corso della giornata Mark Zuckerberg ha deciso prolungare lo stop fino a quando Biden non si sarà insediato alla Casa Bianca.

Bloccato per lo stesso lasso di tempo anche l’account di Instagram. Le due piattaforme, così come YouTube, hanno inoltre rimosso un breve video che il tycoon ha pubblicato mercoledì in cui esortava i suoi sostenitori che hanno preso d’assalto il Campidoglio degli Stati Uniti a “tornare a casa” mentre, allo stesso tempo, ripeteva false accuse riguardo alle elezioni presidenziali.

Una scelta tardiva?

È compito diretto del CEO di un’azienda censurare un pensiero populista dilagante basato su fake news e post-verità? C’è un problema di ignoranza che comporta la deriva fascistoide in alcuni stati, i quali potrebbero investire in cultura e corretta informazione coi propri mezzi (scuole, tv pubbliche, radio pubbliche, sportelli istituzionali).

È lo stato ad essere responsabile del comportamento e delle ideologie del proprio popolo, non Zuckerberg. La moralizzazione dell’utenza e la sua istruzione è di loro competenza, o no?

La stessa piattaforma ha forse una responsabilità diretta. L’algoritmo di Facebook spinge a scoprire quanto è profonda la tana del Bianconiglio, o di quello aranacione, in questo caso.

Se sei membro di un determinato gruppo, ti propone gruppi simili per stimolarti a stare più tempo sulla piattaforma (e guadagnare di più in conseguenza) e più hai conferme esterne di quello che pensi, più ti convinci e più diventi estremista. Come in un circolo vizioso.

Questo è il motivo per cui politici, società, ecc, usano decine/centinaia di profili fake per aggiungere commenti sotto i loro post o sotto quelli di competitor. Facebook è una società che guadagna dalle pubblicità e grazie al traffico che genera e quindi ha interesse a generare sempre più traffico.

Il potere di Facebook

Perché solo adesso? Per due motivi. Prima di tutto perché è finita, e a decretarlo più che l’interventismo delle piattaforme sono state le urne lo scorso 3 Novembre: tra poco più di dieci giorni Trump lascerà la Casa Bianca. Poi, perché quanto accaduto valica il confine fra i disordini online e gli effetti offline di quanto scritto, discusso e pianificato in Rete.

È forse giusto affermare che Facebook non debba fare da polizia, giuria e giudice, però dal momento che trae un guadagno da determinate condotte, è soltanto giusto che gli si chieda di pagare a proprie spese per la creazione di organi imparziali che riescano a buttare giù tutti i contenuti illegali (perché di questo stiamo parlando) e comminino sanzioni (ban) a chi sbaglia.

Nel caso di una rete sociale stiamo parlando di decine di miliardi di post che vengono condivisi ogni giorno e di cui è difficile tenere traccia.

Il problema è che se è impossibile raggiungere questo obiettivo c’è soltanto una soluzione. La chiusura.

Una politica interna più severa sarebbe sicuramente auspicabile, ma nel frattempo non è mai troppo tardi per togliersi dalle scatole qualcuno di veramente scomodo.

https://www.facebook.com/zuck/posts/10112681480907401

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