Tutelare la salute rilanciare economia

Tutelare la salute e far ripartire l’economia: un’illusione? Stato di emergenza con la massima attenzione

Tutelare la salute rilanciare economia. E’ umano essere stanchi, ma è ancora più comprensibile cedere alla sfiducia.  Sono i risultati di propagande e comunicazioni un tantino eccessive.
Forse, specialmente qui da noi, non tutti sono a conoscenza di istituti – con classi chiamate alla maturità 2021 – non  in grado di garantire lezioni continuative.
Le stesse classi che, dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi, hanno collezionato appena due/tre giorni di lezioni con orario, per giunta, assai risicato e compresso.
I banchi monoposto annunciati, non sono arrivati in numero congruo e, ineluttabilmente, ci si avvia alla fine di ottobre. Dalla festività  di “Ognissanti” all’otto dicembre, il passo è breve.
Il Professor Massimo Leotta, mio indimenticato docente di filosofia ai bei tempi liceali, era aduso affermare: “la pontologia è una scienza tipicamente italiana”.

Quest’anno l’otto dicembre cade di martedì e, quindi, il ponte è inevitabile;  beffardo per Bari – San Nicola di domenica significa “perdere” un giorno –  più “digeribile” per Milano – Sant’Ambrogio il 7 è accettabile.
Al termine di quella settimana saremo proiettati verso il Natale e le festività di fine anno. Tutto il contesto sarà “covizzato” e, alla luce delle attuali percezioni, i raduni familiari non potranno avere luogo.

L’economia, specialmente quella di quartiere, rischia un ennesimo, brusco, “fermo”.
Contro l’espansione delle negatività economiche è urgente un intervento, con adeguate politiche accomodanti, per infondere nuova linfa di speranza ad imprese e famiglie. Questo l’auspicio del napoletano Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia.
Certamente il pensiero di un eminente economista è assolutamente rilevante, ma spiegarlo è ormai impossibile.
Fino a quando non ci  chiariranno lo stato dell’arte e come fare per porre rimedio, sarà assai improbabile contare sulla comprensione della Comunità.
Le risposte latitano e la concretezza è impalpabile.

Scelte di collettiva incoscienza?

La parte più drammatica (nel tutelare la salute e rilanciare economia), ammettiamolo con estrema franchezza, sta nel continuo colpevolizzare comportamenti e abitudini.
Chi esce per andare al lavoro, per espletare le proprie mansioni, per assicurare i pubblici servizi, per assicurare il buon andamento del Paese, non può indugiare in elucubrazioni, afferenti a variabili circa la crescita economica e alle varie alchimie relative.
E’, però, assoggettato a osservare rigide regole e seguire appropriati protocolli. Indubbiamente la madre degli sciocchi è perennemente gravida, ma il trasporto pubblico e tanti altri settori, non consentono una sicurezza adeguata.
E’ sufficiente frequentare le stazioni delle metropolitane o osservare le fermate dei mezzi pubblici. Per tacere delle resse, alle entrate degli istituti scolastici.

Pur applicando inflessibili regole per l’ingresso degli alunni e, quindi, garantendo la piena tranquillità all’ingresso ed all’uscita, resta il problema dei raduni esterni. O degli stessi studenti, se in età di autonomia negli spostamenti, o dei genitori coinvolti nell’accompagnamento dei minori.
Insomma, all’occhio dell’uomo della strada, molteplici sono le problematiche che appaiono insormontabili.
La precisazione, assai lapalissiana, che le autonomie regionali possono sono essere maggiormente stringenti, rispetto ai dettami centrali, non risolve le questioni.
A tal proposito, forse, un maggior decentramento – soprattutto a livello decisionale e dirimente – a favore delle Municipalità, potrebbe comportare un beneficio assolutamente rilevante.
Sarebbe interessante comprendere, nel caso dovessero verificarsi le condizioni, come l’innovazione possa essere di ausilio per i giovani; investire sul capitale umano, potrebbe significare incoraggiare la condivisione sinergica di fattività e competenze.

In sintesi, ogni iniziativa mirata a garantire una maggiore certezza di argine alla pandemia, non può essere esclusa o sottovalutata.
Il Capo dello Stato – in occasione della settantesima Giornata nazionale dedicata alle vittime degli incidenti sul lavoro – è stato assai circostanziato, evidenziando le drammatiche conseguenze, patite dalla salute dei lavoratori di determinati campi.

Gli annunciati restringimenti

Si sta varando un nuovo DPCM, un ennesimo provvedimento in arrivo, con altri contenimenti. Il confinamento non appare applicabile: sarebbe la definitiva, lapidaria, condanna di una grande fetta dell’economia.
Hanno spiegato, menti molto più attrezzate, come il malaffare già sguazzi nell’attuale situazione.
Tuttavia, “fermare” feste private e sospendere gli sport amatoriali di gruppo, non appare una panacea sufficiente; stringere, la pur evidente, sfrenatezza delle movide, con orari contenuti, non esclude ulteriori fenomeni connessi; rimodulare il lavoro da casa, con opportune messe a punto, non risolve la carenza dell’adeguato sistema di spostamento.
A settembre si sosteneva che l’incremento era dovuto all’estate pazza, oggi ci si appiglia alla ripresa delle scuole e del ritorno al lavoro di intere categorie.

Il problema resta: i contagi aumentano e il rimbalzo di responsabilità ha stancato da tempo.
Resta l’auspicio che anche questa fase possa essere “supportata” dal sistema sanitario, ma è anche assai sentita l’esigenza di chiarezza e di  accessibilità, alla comprensione di quanto verrà diramato.
La resistenza del Popolo è direttamente proporzionale alla cognizione che percepisce. Al fine di tutelare la salute, rilanciare economia.
Il problema è molto complesso e la situazione non accenna ad essere esaurientemente compresa. Intanto, ed è innegabile, gli ammortizzatori sociali e i sostegni annunciati ancora non hanno ristorato tantissimi lavoratori. Quattrocentomila domande, di cassa integrazione,  ancora giacciono in attesa di riscontro.

Previdenza ed organizzazione? Questo l’interrogativo ancora inevaso.

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Ambasciator