Una tragedia sfiorata: dall’angoscia alla speranza

draghi

L’essenza che soverchia l’apparenza, la Danimarca il suo Europeo lo ha già vinto

La Danimarca è stata un esempio di forza. Forza è controllare emozioni e disappunti, rabbia e soddisfazione; forza è non esaltarsi per gioie e non avvilirsi per patimenti; forza è non esultare per le vittorie e non penare per le sconfitte; forza è la ferita dentro ed il sorriso sulle labbra; forza è uno sbadiglio intelligente per soffocare una lacrima spontanea; forza è anche – e forse soprattutto – arginare e gestire le criticità in momenti fondamentali.

Abbiamo assistito ad una chiara ed inequivocabile scena, emblema di quello che dovremmo essere tutti: essenza e non apparenza.

Cioè, evidentemente, come sovvertire l’odierno modo di essere.

Una vita sospesa e la capacità di tutelarne la riservatezza

Solo gli accadimenti improvvisi rendono giustizia alla sostanza dell’essere. Ci impelaghiamo in miserrimi aspetti e non diamo, spesso, la giusta dimensione alla consistenza della realtà che ci circonda. È già difficile spiegare come la penna è la chiarezza, il telefono la comodità e la parola l’immediatezza, figuriamoci se dovessimo avventurarci nell’esplicazione di intesa, di simbiosi e di sentimenti. Sono tutto un altro affare: ci sono coinvolgimenti di cuori e menti.

Un manipolo di ragazzi, nessuno escluso, ha risposto alle indicazioni di un capitano; di un vero leader, con carisma e sicura determinazione di quanto stava accadendo; questa la Danimarca, questo lo spirito di un gruppo.

L’efficienza della comprensione e la concretezza della sostanza

Inutile tacerlo. No, non mi piacciono. Né le facce arroganti e neppure i loro toni. Non mi piacciono i commenti avulsi da cognizioni, non mi piacciono i voltagabbana e i “cambia-casacca”. Non mi piacciono i saccenti “a posteriori”, così come quelli “a vuoto”. Non mi piacciono i “senza sfere”. Non mi piacciono i maleducati. Non mi piacciono i vampiri di energia. Non mi piacciono le tossicità derivanti da relazioni inquinate. Non mi piace l’imperversare di negatività a discapito di chi ha, ancora, un briciolo di visione futura.

Non mi piacciono le esultanze da stadio, traslate in contesti che dovrebbero essere del tutto avulsi da sprechi e soverchierie.

Purtroppo, alimentiamo le divisioni, le faziosità e abusiamo, sempre più spesso, delle altrui intelligenze. Ci piacciono le alleanze finalizzate a consentire il “tirare a campare” momentaneo o l’egemonia surrettizia, atta a imperare nella sterilità del nulla assoluto.

Cosa mi piace? Lo scudo umano – mentre si stava consumando un episodio che poteva essere letale, ma che, fortunatamente, si è risolto per il meglio – dei compagni di Eriksen, capitanati da Kjaer. Tutti in una sola, bellissima, entità con un “ritorno alla vita”.

La Danimarca il suo Europeo lo ha già vinto.

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