Vaccino anti-covid: Pfizer annuncia efficacia al 90%

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Vaccino anti-covid: Pfizer annuncia efficacia al 90%. È questa la notizia del giorno che porta un po’ di luce in questo grigio palcoscenico. Una novità che lascia ben sperare e che potrebbe rappresentare il punto di svolta della questione chiave che da mesi sta tenendo banco a livello mondiale. E i mercati volano. La battaglia contro il coronavirus sembra cambiare rotta.

Le fasi della sperimentazione

Il vaccino in questione è giunto alla fase 3 della sperimentazione, quella più avanzata, dopo aver superato fase 1 e 2. Ma come si strutturano queste fasi?

Nella fase 1, vengono somministrate dosi di vaccino a un piccolo gruppo di persone perfettamente sane, cominciando a testarne efficacia e sicurezza, cosa che si ripeterà ovviamente nelle fasi successive.

All’interno della fase 2, si somministra il vaccino ad un numero di persone sempre più ampio, divise per gruppi con differenti caratteristiche ed almeno uno di questi riceverà un placebo, così da scremare effetti dovuti alla suggestione o ad altri fattori non visti nelle fasi precedenti.

Cos’è un placebo? È una sostanza priva di principi attivi specifici, ma che viene somministrata come se avesse veramente proprietà curative o farmacologiche.

Si arriva poi alle fase 3, quella attuale del vaccino in questione, dove si esegue lo stesso procedimento della fase 2 ma con un numero ancora più elevato di persone utilizzate per la sperimentazione. Fondamentale l’assenza di eventi avversi.

La fase 3 del vaccino anti-covid

Come si è strutturata la fase in questione? La Pfizer ha preso 44.000 persone dividendole in 2 gruppi, somministrando al primo delle dosi di vaccino e al secondo solo un vaccino contro la meningite che fungeva da placebo.

Questa fase richiede ovviamente una doppia condizione: i partecipanti non devono conoscere il loro gruppo di appartenenza, restando all’oscuro di cosa gli sarà iniettato, mentre gli sperimentatori a loro volta non sapranno cosa staranno iniettando, se la dose di vaccino o il placebo.

Una settimana dopo la seconda (e ultima) dose di vaccino i ricercatori hanno cominciato a contare i casi di COVID-19 che si sono verificati nei due gruppi. A oggi se ne sono contano 94.

Il lavoro sul vaccino

Frutto del lavoro congiunto fra la Big Pharma americana Pfizer e la biotech tedesca BioNTech, fondata da una coppia di scienziati di origine turca. Le due aziende sono le prime a diffondere i dati conclusivi dei trial (che comunque proseguiranno ancora qualche mese). Ora possono attendere con fiducia l’autorizzazione urgente delle agenzie regolatorie.

Quali saranno i prossimi passi? I risultati di Pfizer e BioNTech dovranno essere diffusi nei dettagli, con i dati sulla sicurezza sui 45mila volontari testati, e pubblicati su una rivista scientifica. L’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, ha già iniziato la sua valutazione a ottobre. La porterà avanti nei tempi più rapidi possibili.

Ultimi dubbi

Il metodo usato per questo vaccino è quello dell’RNA messaggero. Un piccolo gene sintetico viene iniettato nell’organismo. Quest’ultimo, una volta penetrato nelle cellule, ordina loro di produrre una proteina della spike (la punta della corona) del coronavirus. La spike in questione funge da antigene, andando a stimolare la reazione del sistema immunitario.

Vaccini del genere pur essendo in teoria semplici e rapidi da produrre, possono presentare comunque delle criticità, dato che la tecnologia è del tutto nuova. Quello per il coronavirus sarebbe il primo vaccino al mondo prodotto in questa maniera.

Il problema principale però parrebbe un altro: la distribuzione non sarà semplice dato che, secondo quanto comunicato da Pfizer, le fiale vanno mantenute a meno 80 gradi fino alla somministrazione. Freezer così potenti, in molte zone anche d’Italia, sono disponibili solo negli ospedali e nei centri vaccinali più grandi. Si sta studiando il modo di renderlo resistente per almeno cinque giorni a 4°C, ovvero la normale temperatura di un frigorifero.

Resta da chiarire se il vaccino riesce a impedire l’ingresso del virus nell’organismo o si limita a mitigare la malattia. In quest’ultimo caso, c’è il rischio che le persone vaccinate possano restare contagiose, diventando in pratica dei portatori sani. Probabilmente serviranno 2 somministrazioni, ma con notevoli miglioramenti già dalla prima. E per quanto riguarda la sua efficacia? Si prospetta possa essere di 6-12 mesi, ma sono solo ipotesi: bisognerà aspettare.

Prime dosi già ordinate

Pfizer e BioNTech promettono 50 milioni di dosi già quest’anno e 1,3 miliardi nel 2021. L’Unione Europea ha già sottoscritto un contratto di pre-acquisto con la casa farmaceutica per un numero pari a 300mila dosi.

La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha commentato: «La scienza europea funziona. La Commissione presto firmerà un contratto con loro per avere fino a 300 milioni di dosi. Continuiamo a proteggerci a vicenda nel frattempo».

Non è mancata comunicazione anche del Ministro della Salute, Speranza: «Le notizie di oggi sul vaccino anti-covid sono incoraggianti. Ma serve ancora tanta prudenza. La ricerca scientifica è la vera chiave per superare l’emergenza. Nel frattempo non dobbiamo mai dimenticare che i comportamenti di ciascuno di noi sono indispensabili per piegare la curva».

https://www.pfizer.com/news/hot-topics/albert_bourla_discusses_covid_19_vaccine_efficacy_results

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