Vajassa, particolare donna dei bassi napoletani

Vajassa o Vaiassa

La vaiassa, in napoletano stretto vajassa, è una donna volgare, pettegola e pronta ad usare le mani

All’ombra del Vesuvio, vajassa è tra gli insulti più utilizzati ed indica una donna cafona e sguaiata, sempre pronta alla rissa e allo spettegolare. Cosa significa e perché è così famosa?

La vajassa, da domestica a cafona

Vajassa, inizialmente, era utilizzata esclusivamente per indicare una serva o una domestica. In alcune opere, ad esempio i racconti di  Giambattista Basile, assume il significato di damigella di corte

In un secondo momento, questa parola ha iniziato ad indicare, spregiativamente, una serva di casa d’infima classe. Secondo alcuni, vaiassa potrebbe derivare daIl’arabo bagasch, serva di casa. Per altri invece, potrebbe derivare dal francese antico baiasse, traducibile con la doppia valenza di serva e prostituta. 

Vicoli partenopei
Vicoli partenopei

Modi di dire

Alcuni proverbi e modi di dire partenopei hanno come soggetto la vaiassa. Ad esempio, “Fare l’amico e mprenare la vajassa” significa fare l’amico di fronte, mentre alle spalle agisce come un traditore. “Vajassa de Pilato” lo si utilizzava per indicare una donna “brutta, vecchia e spiona”. 

Vaiasseide, l’epopea delle serve

Giulio Cesare Cortese, poeta e scrittore partenopeo di epoca barocca, realizzò nel 1612 il poema eroicomico Vaiasseide

Nel poemetto sono narrate le vicissitudini di tre servette, Carmosina, Preziosa e Renza, che desiderano ardentemente sposarsi con Ciullo, Cienzo e Manichiello

I loro padroni non vogliono e faranno di tutto per impedire le ambite nozze. 

Ciò che è davvero interessante del poema riguarda la puntuale descrizione della società napoletana, fervente di attività e rumorosa, del ‘600

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