“Verranno a chiederti di modificare il DDL Zan”

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Dopo le già note perplessità della destra italiana sul DDL Zan, arriva il Vaticano

Incredibile, ma vero. Per la prima volta nella storia è arrivata una lamentela formale e diplomatica da parte della Santa Sede in merito ad una legge dello Stato Italiano. Il Vaticano ha attivato i propri canali ufficiali per depositare una nota verbale all’interno della quale si richiede la modifica del DDL Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia.
La proposta, che è attualmente all’esame della Commisione Giustizia del Senato, violerebbe, secondo il Vaticano, in alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato.

Rapporti Stato-Chiesa

Proviamo a fare un po’ d’ordine. I Patti Lateranensi sono l’insieme delle norme che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa. I patti si componevano di un Trattato e di un Concordato. Con il primo si definivano i reciproci rapporti sul piano del diritto internazionale. Con il secondo, si regolava la disciplina dei rapporti tra lo Stato e la confessione cattolica. I Patti videro luce nel giugno del 1929 e furono sottoscritti grazie all’avvento al potere di Mussolini che, non avendo preoccupazioni liberali circa la laicità dello Stato, consentì la conclusione dell’intesa. L’Italia riconosceva la sovranità della Santa Sede e il nuovo Stato della Città del Vaticano. Si giungeva dunque alla conclusione di un periodo molto complicato a livello diplomatico tra Stato Italiano e Santa Sede, definito anche come questione romana.

I motivi del Vaticano

A muoversi è stato il segretario per i rapporti con gli altri Stati della Segreteria di Stato del Vaticano, monsignor Paul Richard Gallagher. Lo scorso 17 giugno, ha consegnato all’ambasciata italiana presso la Santa Sede una cosiddetta nota verbale, comunicazione formale preparata in terza persona e non firmata. Nel documento, viene riportato come alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato, riducano la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato.

Questi commi sono proprio quelli che, nella modificazione dell’accordo tra Italia e Santa Sede del 1984 attualmente in vigore, assicurano alla Chiesa libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale (comma 1), messo in discussione dall’articolo 7 del DDL Zan che non esenterebbe le scuole private dall’organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia; e dall’altro, garantiscono ai cattolici ed alle loro associazioni ed organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (comma 2). Ad oggi rappresentano i veri nodi della questione.

Il DDL Zan metterebbe a rischio la libertà

Assurdo pensare che un disegno di legge volto a tutelare fasce di popolazione attualmente bistrattate per le loro scelte, sia messo alla gogna. Ancora più assurdo pensare che sia la Chiesa a muovere preoccupazioni a riguardo. Evidentemente, quest’ultima, tiene particolarmente alla propria di libertà, non a quella altrui. Nella nota si manifesta una preoccupazione per le condotte discriminatorie, con il timore che l’approvazione della legge possa arrivare persino a comportare rischi di natura giudiziaria, minando la libertà di pensiero delle comunità cattoliche.

Il DDL Zan tutela la libertà di pensiero

L’articolo 4 del DDL Zan tutela il pluralismo delle idee e delle scelte:

“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti ed opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.


Come se non bastasse, ci sarebbe sempre l’articolo 21 della Costituzione Italiana:

“tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Vaticano-DDL Zan: Quali sviluppi?

Difficile prevedere cosa possa accadere, stando al Concordato, potremmo essere davanti anche all’ipotesi in cui, di fronte ad un problema di corretta applicazione del Patto, si arrivi all’attivazione della cosiddetta commissione paritetica (articolo 14). È presto per trarre conclusioni. L’unica cosa certa, è che siamo oltre persuasione di tipo morale.

Chi fa parte della Chiesa cattolica ha da sempre avuto diritto di espressione ed opinione su qualsiasi tema politico. Fedeli, sacerdoti, Conferenza episcopale, da sempre hanno sentenziato sulle questioni politiche e sociali, Italiane e non. Il Vaticano può intervenire con i propri mezzi diplomatici nel processo di approvazione di una legge ad uno Stato terzo e per giunta indipendente, di tener conto delle proprie opinioni? La Chiesa ha palese interesse nel voler influenzare direttamente il processo legislativo sfruttando il Concordato ed alcune tendenze di obiezione da parte di taluni Parlamentari, cavalcando la bieca scia della destra Italiana. Non è lecito che uno Stato chieda formalmente ad un altro Stato di trasmettere le proprie opinioni su una qualsiasi legge. L’Italia resta ed è uno Stato laico. La Chiesa, in quanto presunta promotrice dei diritti sociali e civili, dovrebbe tendere una mano alle operazioni, piuttosto che rallentarle.

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Ambasciator