I videogiochi sono arte: lo dice il Ministero della Cultura

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Videogiochi: semplice passatempo o forma d’arte?

Il primo videogioco è nato nel 1952, quando Alexander “Sandy” Douglas -un professore di informatica- sviluppò OXO, una trasposizione su computer del tris. Da allora, i videogiochi hanno fatto passi da gigante, diventando una vera e propria Arte, con la A maiuscola.
Certo, fino ad oggi si consideravano i videogiochi come un semplice passatempo. Si arrivò persino a definire i patiti della videoludica -e della tecnologia in generale- con un nuovo termine: Nerd. Il termine nacque come dispregiativo, indicando lo “sfigato tipo” che preferisce stare al computer piuttosto che socializzare. Ma oggi il termine Nerd ha tutt’altra accezione. Grazie alle dichiarazioni del Ministro della cultura, il termine Nerd potrebbe anche essere associato ad “artista”.

La dichiarazione di Dario Franceschini

I videogiochi sono frutto dell’ingegno creativo […] Si tratta di vere e proprie officine creative, che meritano ogni sostegno e possono contribuire a nuovi modi di conoscere e di apprendere.

Dario Franceschini

I videogiochi sono arte. Questo è il punto focale del decreto approvato da Dario Franceschini, attuale Ministro della cultura, e da Daniele Franco, attuale Ministro dell’economia. Secondo Franceschini, i videogiochi sono un prodotto nato dall’ingegno creativo degli sviluppatori, al pari del cinema. Il suo obiettivo è puntare, appunto, su un settore che in Italia è ancora giovane, seppure molto diffuso. Si parla di startup under 30 e dei cosiddetti -in gergo videoludico- indie. Chiaramente, si tratta di un fenomeno tutto italiano. E per quanto l’associazione “videogiochi = arte” non sia considerata corretta in tutto il mondo, è comunque un grande passo avanti. Passo avanti che agevolerà enormemente lo sviluppo di videogiochi nostrani.

I vantaggi per gli sviluppatori

Ovviamente, il decreto firmato dai Ministri Franceschini e Franco porterà dei vantaggi all’intero settore. Si tratta infatti di un’aliquota d’imposta pari al 25% del costo di produzione, per un ammontare massimo di un milione di euro. Tuttavia vi sono dei requisiti da rispettare. Anzitutto, la società dovrà avere una sede legale all’interno dell’Unione Europea ed essere soggetta alla tassazione italiana. Inoltre, è necessario avere un capitale sociale ed un patrimonio netto pari a 10.000 euro ciascuno. Di certo non una cifra accessibile a qualunque azienda neonata, ma comunque un enorme vantaggio per un settore in continua crescita esponenziale.
Per i videogiocatori, tuttavia, potrebbe cambiare ben poco. L’unico vantaggio che si prospetta plausibile grazie al nuovo decreto, è la possibilità di avere un maggior numero di tripla A o indie di qualità ad un prezzo magari più accessibile. In un futuro si potrebbe anche veder nascere una grande azienda italiana che potrebbe portare ben altri vantaggi a tutto il settore. Non ci resta che aspettare con un gamepad in mano.

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